Mademoiselle, il seducente ritorno di Park Chan-wook
Agosto 28, 2019 10:54 am
Dopo la ‘Trilogia della Vendetta’ (Mr. Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta) e Stoker, l’acclamato regista e sceneggiatore coreano Park Chan-wook torna sul grande schermo con il suo nuovo capolavoro: Mademoiselle. La pellicola, un seducente thriller ispirato al romanzo Ladra della scrittrice britannica Sarah Waters, uscirà al cinema il 29 agosto.
Il film
Nella Corea degli anni ’30, durante l’occupazione giapponese, una ragazza (Sookee) viene assunta come ancella di un’ereditiera giapponese (Hideko) che vive in una grande tenuta di campagna con il prepotente zio (Kouzuki). L’ancella ha però un segreto: è una borseggiatrice. Reclutata da un truffatore che si finge un conte giapponese, Sookee deve aiutarlo a sedurre la signora per convincerla a fuggire con lui, derubarla delle sue ricchezze e rinchiuderla in un manicomio.
Una storia audace
In concorso al Festival di Cannes e vincitore dei Bafta Awards come miglior film non in lingua inglese, Mademoiselle è un thriller provocante. Spostando l’ambientazione dalla Londra vittoriana del 1862 alla Corea del Sud degli anni ’30, in piena occupazione giapponese, Park Chan-wook confeziona un’altra imperdibile esperienza visiva, mescolando con il suo stile dinamico e inconfondibile i temi della passione, dell’inganno, della lotta per la libertà a scenografie mozzafiato. Con Mademoiselle, il regista ha realizzato uno dei suoi film più ambiziosi, continuando a stupire il pubblico con il suo linguaggio audace e il suo tocco innovativo al servizio di una storia torbida e intrigante, ricca di colpi di scena.
Park Chan-wook
Lasciamo spazio qui sotto ad un estratto dell’intervista che ha rilasciato.
Raccontaci del perché hai deciso di fare questo film.
Sono sicuro che è andata così anche per gli altri lettori, ma, quando ho letto il romanzo, la fine della prima parte è stata per me una completa sorpresa, e non solo: mi sono innamorato della scrittura molto dettagliata e vivida dell’autrice. Più di ogni altra cosa, ho scelto questa storia perché le due donne al centro della storia sembravano così interessanti. Una è una persona con un passato oscuro e l’altra è una persona che vive in un presente disperato, ma entrambe emanano fortissima personalità e fascino.
Perché hai deciso di spostare l’ambientazione dall’Inghilterra vittoriana proprio all’era coloniale degli anni ’30 e non in un altro periodo della storia coreana?
C’erano ragioni pratiche. Sembrava l’unica opzione ragionevole considerando la trama e l’ambientazione del romanzo: una società in cui esiste ancora la classe aristocratica, dove esistono ancora le ancelle, dove c’è un personaggio che raccoglie oggetti rari. Quella era un’epoca in cui erano presenti ancora alcuni elementi legati alla tradizione, ma la modernità stava iniziando a prendere piede.