Senza Lasciare Traccia: Elogio Di Una Piccola Famiglia Nella Natura Selvaggia

Novembre 8, 2018 9:00 am

Senza lasciare traccia è il nuovo film di Debra Granik e si ispira al romanzo My Abandonment di Peter Rock. È un ritratto misterioso e magnetico di un’esistenza vissuta ai margini. Sarà nelle sale di Circuito Cinema dall’8 novembre.

Un film tratto da una storia vera

Una ragazza adolescente (l’esordio prorompente di Thomasin McKenzie) e suo padre (Ben Foster) hanno vissuto di nascosto per anni in Forest Park, un grande bosco situato alle porte di Portland, in Oregon. Un incontro casuale li poterà allo scoperto, ed entrambi saranno costretti a lasciare il parco per essere affidati agli agenti dei servizi sociali. Proveranno ad adattarsi alla nuova situazione, fino a che una decisione improvvisa li porterà ad affrontare un pericoloso viaggio in mezzo alla natura più selvaggia, alla ricerca dell’indipendenza assoluta, costringendoli a confrontarsi con il loro conflittuale desiderio di essere parte di una comunità e allo stesso tempo il forte bisogno di starne fuori.

Il cast

Il film è interpretato da Ben Foster (The Messenger, Hell or High Water), Thomasin McKenzie (Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate, The Changeover), Dale Dickey (Un gelido inverno, Hell or High Water) e Jeff Kober (Sully, “Sons of Anarchy”). Il film è diretto dalla regista nominata agli Oscar Debra Granik (Un gelido inverno, Stray Dog, Down To The Bone), da una sceneggiatura adattata dalla stessa Granik assieme alla nominata agli Oscar Anne Rossellini (Down to the Bone, Un gelido inverno), tratta dal romanzo di Peter Rock My Abandonment. Il direttore della fotografia è Michael McDonough (Un gelido inverno, Starred Up).

 

Sopravvivere nella foresta

La regista ha voluto imparare le abilità necessarie ai personaggi per costruirsi una casa nella natura selvaggia. «Il metodo usato da noi, in qualità di filmmaker è stato quello di andare direttamente dalle fonti locali e iniziare a fare domande: come fanno le persone a vivere nella foresta? Puoi mostrarmi alcuni dei posti in cui hanno vissuto davvero? –  ha raccontato la Granik –».

Una risorsa incredibile trovata durante la ricerca è stata la dottoressa Nicole Apelian, una nativa di Portland che ha studiato in Botswana e che ha imparato le sue abilità di sopravvivenza lavorando con la popolazione San del Sudafrica; ha poi trionfato nello show competitivo per la TV “Alone” dopo essere sopravvissuta da sola per 57 giorni con poco più che il suo coltello e il suo ingegno. Con lei, Foster e McKenzie si sono lanciati con entusiasmo nell’allenamento per vivere nella natura selvaggia.

Durante i diversi giorni di training intensivo hanno imparato a procacciarsi del cibo e a trovare acqua dove acqua non ce n’è. «È stata un’esperienza estremamente ricca – racconta la Granik —, hanno imparato come strizzare il muschio degli alberi della foresta pluviale del Pacifico per rimediare l’acqua di cui avevano bisogno. Nicole ha scelto di insegnare cose semplici che qualsiasi persona potesse fare senza l’ausilio di attrezzatura specialistica».

Il messaggio del film

Nonostante le situazioni dure che i personaggi della storia si trovano ad affrontare, la regista crede che il messaggio ultimo del film sia di speranza. «Il padre di Tom le ha insegnato tutti i metodi per strutturare quel tipo di vita e ogni cosa di cui lui pensa che lei possa aver bisogno; Tom è riuscita in questo modo a capire profondamente chi sia suo padre e in che modo è diverso da lei. Questi sono i primi passi verso l’auto-accettazione e verso la ricerca di una zona di tolleranza. E anche se la vita in posti come Squaw Mountain può essere difficile, da quelle parti si trova sempre un fuoco per scaldarsi. Qualcuno porterà una chitarra. La musica risuonerà. Del pane verrà spezzato. Le persone si riuniranno in armonia. Le api saranno ammansite. Quelle persone stanno creando la vita che hanno deciso di vivere. Sono in ammirazione profonda per quelle scelte così controcorrente perché coloro che le vivono hanno trovato – o creato – un modo di vivere che rovescia totalmente quello che sei stato abituato a fare per tutta una vita. C’era questo adesivo per auto che citava Tolkien, del quale mi ero innamorata durante le riprese: “non tutti quelli che vagano sono persi”. Molte persone stanno cercando alternative. Questo ravviva il mio ottimismo».

Nelle sale di Circuito Cinema dall’8 novembre: Senza lasciare traccia.

 

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