Rifugiarsi nella fantasia per combattere il dolore
Ispirandosi al documentario del 2010 “Marwencol”, Robert Zemeckis si cimenta in un progetto audace, che racconta la storia vera di Mark Hogancamp, un esperto di animazioni che venne brutalmente picchiato da cinque uomini fuori da un bar, fino a perdere la memoria.
Psicologicamente distrutto Mark (Steve Carell) decide allora che se la vita ha scelto di rubargli i suoi ricordi, se li ricostruirà da solo. Sfruttando le sue capacità e la sua immaginazione dà vita al suo personale mondo, “Marwen”, in cui troverà rifugio dal grande dolore che l’aggressione gli ha inflitto, al quale riuscirà a reagire grazie all’aiuto delle sue amiche più fidate.
Benvenuti a Marwen: la vera storia di Mark Hogancamp
É l’aprile del 2000 quando Mark Hogancamp viene brutalmente aggredito da cinque uomini fuori dal locale in cui lavorava. Rimasto in coma per nove giorni, al suo risveglio i colpi inflitti alla testa gli fanno perdere le capacità di parlare, camminare e ricordare; tuttavia dopo un processo di riabilitazione riesce a recuperare la parola e le capacità motorie, ma non la memoria.
Quando l’assicurazione non può più permettersi di coprire le spese mediche, Mark mette in pratica una sua personale terapia per trovare il coraggio di superare il trauma e prendere in mano la propria vita: Marwencol, il suo personale universo parallelo.
Benvenuti a Marwen diventa così il racconto di una resurrezione personale, la traslazione dei desideri più viscerali di un uomo che lotta per trovare una possibile restituzione nella realtà. L’interpretazione di Steve Carell si interseca perfettamente con la personalità rappresentata da Mark Hogancamp, riuscendo a creare il ritratto di una persona in balia dei propri mostri.
Accanto a Carell sfilano le multiformi personalità di Nicol (Leslie Mann) il grande e impossibile amore di Mark, la collega di lavoro Carlala (Eliza Gonzalez), l’apprensiva Roberta (Merritt Wever), le dinamiche Anna (Gwendoline Christie) e GI Julie (Janelle Monàe) e la perfida Deja Thoris (Diane Kruger) nella personificazione della dipendenza di Mark per gli antidepressivi.
Benvenuti a Marwen: a cura del regista Robert Zemeckis
Tra live action e stop motion, una nuova, grandiosa, fantastica sfida nel cinema di Zemeckis. Che mantiene, con un miracoloso equilibrio, il gioco e il dramma. Con gli incubi del passato, quasi violenti flash, che esplodono dalla mente di Mark in modo simile a quello che avveniva al senzatetto Parry, incarnato da Robin Williams, in La leggenda del Re Pescatore. Lì il Santo Graal, qui la Seconda Guerra Mondiale. La perdita di memoria come altro salto temporale. Al posto dei teschi, i soldatini, le bambole. E foto che si animano. E aprono altre storie. Altri film. In un mondo gotico e spettrale. Nel buio della mente di un grande Steve Carell, quasi la reincarnazione del Forrest Gump di Zemeckis.
Con le musiche di Alan Silvestri che sembrano creare un’altra magnifica illusione, quella di una colonna sonora in cui i protagonisti entrano ed escono dal tempo. E, al tempo stesso, un’esistenza virtuale, un ‘ready player one’, fatto di immagini/sogni che a un certo momento si dissolvono. Come le canzoni. Altre illusioni. In una colonna sonora ricchissima che spazia da Stand By Your Man (Tammy Winette) a Just My Imagination (The Temptations) fino a Help Me (Joni Mitchell).