Dolor y Gloria: PEDRO ALMODÓVAR a cuore aperto
Maggio 23, 2019 3:16 pm
Dalle ombre del passato dei grandi registi nascono i più grandi capolavori, e Pedro Almodóvar è uno che ha da tempo affidato al suo cinema le proprie pene, frustrazioni e fobie. Nei film degli ultimi venti anni abbiamo vissuto con lui un processo di rievocazione e catarsi, che sembrava Tutto su mia madre, Volver e La Mala Educacion avessero esaurito. Eppure, in Dolor y Gloria il regista spagnolo torna a parlare di sé, delle passioni perdute e delle paure che oggi lo accompagnano, ma con uno sguardo diverso, per certi versi nuovo, e più sereno. E come non mai offrendo al pubblico – osservandola lui stesso, per primo e dall’esterno – la propria vita.
I dolori fisici del protagonista – un regista in crisi, incapace di tornare sul set a 32 anni dal grande successo di Sabor e tormentato dal proprio declino fisico – sono reali e allegorici al tempo stesso. Sono quelli del regista dietro le quinte, quello che non vediamo, ma la cui ombra campeggia costantemente, sin dall’esplicita locandina e nel solito gioco metacinematografico a lui tanto caro. Lo stesso Almodóvar ha ammesso con grande sincerità le connessioni con quanto portato sullo schermo, dichiarandosi finalmente guarito. E felice del “vento nuovo” che spira nel suo Paese, al punto da promettere un prossimo film decisamente “allegro”.
Vedremo. Intanto c’è da fidarsi, e affidarsi (come ha fatto Antonio Banderas, trovando una delle sue migliori interpretazioni) al percorso del nostro demiurgo. Dalla rassegnazione alla ricerca di risposte e di pericolosi palliativi, fino all’accettazione del proprio essere. Quella che gli permette di proiettarsi al futuro. Senza doversi ulteriormente perdonare o giustificare. Osservandosi e recuperando i momenti e le figure da tenere con sé nella prossima fase. Quella della maturità. Umana, non artistica. Il raggiungimento – doloroso e glorioso – di quel centro, la chiusura di un cerchio ‘esistenziale’, portano con sé una pacificazione che altrimenti non sarebbe stata possibile. E che promette la stessa pace a quanti stessero ancora combattendo con le proprie pulsioni, in cerca di voce, bisognose di spazio.
Un risultato importante, insomma, i cui benefici sono e saranno evidenti. Che per Almodóvar potrebbe risultare fondamentale. Un tassello chiave tornato al suo posto, a chiudere definitivamente un processo di scavo e ricostruzione del quale non vediamo l’ora di scoprire gli effetti. E che nell’immediato dobbiamo ringraziare per averci regalato un film capace di avvolgerci, abbracciarci, invaderci, commuoverci e curarci con discrezione, ma ineluttabilmente.
Dolor y Gloria è al cinema.