Quello che serve sapere dopo aver visto un film di Tarantino

Settembre 25, 2019 6:01 pm

C’era una volta a… Hollywood, quando il citazionismo diventa arte

 

Ci sono due modi di vedere un film di Tarantino: vederlo e basta o cogliere i numerosi riferimenti al cinema reale. La seconda modalità è decisamente la più indicata per avvicinarsi al suo ultimo titolo

Di che sta parlando Quentin Tarantino in C’era una volta a… Hollywood? Per tanto tempo abbiamo pensato che davvero avrebbe parlato di Charles Manson, in realtà come ormai ampiamente noto quella è solo una parte del film, confinata nella seconda metà più che altro. Il vero cuore, come dice il titolo, è Hollywood, anzi per essere precisi la Hollywood del 1969 in piena transizione da un sistema (quello vecchio) ad un altro (quello nuovo, fatto di nuovi attori, nuovi film, nuovo stile e nuove figure di riferimento), in cui si muovono sia star di serie A, cioè la vera Sharon Tate interpretata da Margot Robbie, sia star di serie B, come l’inventato Rick Dalton interpretato da Leonardo DiCaprio. È lui che, ad inizio film, realizza di essere praticamente finito, di non aver fatto il salto di carriera che doveva fare e che forse ora è troppo tardi per farlo.

Quentin Tarantino è tornato a infarcire il suo film di cinema, come faceva in Kill Bill o Pulp Fiction, solo che invece del cinema asiatico e dei polizieschi, stavolta tocca al cinema e soprattutto ai telefilm degli anni ‘60, perché come sempre gli interessa il confine tra serie B e serie A, quella zona in cui qualcosa di molto basico può essere molto sofisticato e in cui si muovono e lavorano incredibili personalità e storie di vite pazzesche. La sua ispirazione dichiarata per la ricostruzione della Hollywood dell’epoca è Model Shop di Jacques Demy, lo ha detto lui stesso anche se avendo visto i due film davvero è difficile individuare la connessione. Invece è più evidente il legame con molte biografie di attori che il film mescola, cambia, adatta e digerisce per farle diventare qualcos’altro. Idee, suggestioni e aneddoti veri diventano scene totalmente fasulle, la vera arte di Tarantino: prendere ciò che ama e costruirci qualcosa di completamente originale.

Rick Dalton, l’attore protagonista diventato noto per il telefilm western Bounty Law, è una creatura frutto dell’unione della conoscenza di Tarantino e della selezione che DiCaprio ha fatto della mole di informazioni che Tarantino gli ha fornito. Ad un certo punto il personaggio si rivolge con disprezzo a qualcuno chiamandolo “Dennis Hopper”, perché l’anno prima di quello in cui è ambientato il film era uscito Easy Rider ed era stato un successo, il primo film del cambiamento in cui gli eroi erano degli hippie con i capelli lunghi contro la società, ben diversi dai personaggi rigidi e moralmente integerrimi, pienamente in linea con la società, che invece lui interpretava.

Il faro di Rick Dalton è semmai Steve McQueen, perché anche lui era partito con i telefilm western (Wanted: Dead or Alive) ma era riuscito a fare il salto nel cinema vero con I magnifici 7 e La grande fuga (per il quale nella finzione Rick Dalton aveva avuto una chance). Ma tra i veri attori a cui somiglia di più c’è ad esempio Edd Byrnes, che aveva provato a far ripartire la sua carriera venendo in Italia a fare spaghetti western tipo Professionisti per un massacro (in cui si chiama Chattanooga Jim, mentre Rick Dalton in C’era una volta a… Hollywood interpreta Nebraska Jim). O c’è Ty Hardin, detto lo “Steve McQueen dei poveri” (sul serio), che anche lui come Dalton andò a fare film di genere in Italia per rilanciarsi, e del resto tra gli spezzoni dei finti film di Dalton che si vedono nel film ci sono anche quelli di Bersaglio mobile di Corbucci in cui per l’appunto recitava Hardin.

Tuttavia se si ascolta solo Leonardo DiCaprio la sua vera ispirazione è Ralph Meeker, attore di western televisivi che, tra i molti che gli ha proposto Tarantino, davvero lo ha colpito. Il punto di Rick Dalton è che un talento in realtà ce l’ha, solo che è cresciuto in una Hollywood che non ha coltivato quel talento e fa fatica ad esprimerlo. DiCaprio dice che tra tutti quelli che ha visionato e che Tarantino gli ha propinato in infinite maratone di episodi televisivi nella saletta di proiezione a casa sua (storia vera confermata da entrambi) un talento nascosto dice di averlo visto solo in Meeker.

Accanto a Rick Dalton poi c’è la sua controfigura, Cliff Booth cioè Brad Pitt, i due hanno un rapporto stretto, sono amici ma Cliff è anche il tuttofare di Rick, un suo dipendente. Questo strano legame è ispirato a quello che Burt Reynolds aveva con il suo stuntman poi diventato regista Hal Needham (raccontato nel bel documentario The Bandit), sebbene i due avessero anche un’accesa rivalità. E non è il solo riferimento per Booth. In una scena di cui si è molto parlato Booth si scontra con Bruce Lee dietro le quinte. Lee è nel costume di Kato, quindi sta girando la serie Green Hornet, tuttavia quello scontro è ispirato a quello che si vede in L’investigatore Marlowe tra James Garner (il protagonista) e per l’appunto Bruce Lee.

Infine c’è Sharon Tate, che essendo realmente esistita non si basa su altri se non la vera Tate, e di cui il film cita diversi lavori. Innanzitutto La valle delle bambole, per il quale tutti la riconoscono (ironicamente un film sulla vita difficile di tre attrici ad Hollywood), e poi chiaramente Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm, il film che ha girato con Dean Martin, l’ultimo della sua vita, che in una scena di C’era una volta a… Hollywood lei si reca a guardare in un cinema.

Ci sarebbe poi da aggiungere Effetto notte di Truffaut (il primo e il migliore film su come si girano i film e sulla vita da set mai realizzato) oppure tutta la pletora di film di serie B italiani che Rick Dalton viene a girare da noi (i titoli sono inventati ma fanno riferimento a veri film) o ancora i romanzi western da 4 soldi che legge e la musica che ascolta, i telefilm che guarda in tv, il produttore interpretato da Al Pacino e la coppia di casting director di Kurt Russell e Zoe Bell e via via ogni singolo preciso dettaglio più difficile da decodificare ma evidentemente frutto di una chiara connessione nella testa di Tarantino. Come per Pulp Fiction tutti dettagli che capiremo col tempo.

Curiosità, citazioni, link e spunti per capire un po’ di cose in più su “C’era una volta a…Hollywood”

C’era una volta…a Hollywood – il film di Quentin Tarantino ambientato a Hollywood negli anni Sessanta, che tra le tante cose parla anche di Charles Manson e Sharon Tate – è nei cinema italiani da qualche giorno. Da giovedì ha incassato più di 5 milioni di euro ed è stato visto da più di 700mila spettatori, molti dei quali sono probabilmente usciti dalla sala con in testa un sacco di curiosità e domande, come capita spesso dopo aver visto un film di Quentin Tarantino. Abbiamo un po’ di risposte. Ovviamente con spoiler.

Le citazioni
Nel film sono citati, menzionati e addirittura mostrati decine di film e programmi televisivi realmente esistiti. Tra i principali ci sono Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm (il film con la vera Tate che la Tate del film va a vedere al cinema) e La grande fuga (grande film del 1963, in questo caso con Rick Dalton al posto di Steve McQueen). Sono vere anche la serie western Lancer (che durò due stagioni e fu una scarsa copia della ben più apprezzata Bonanza) e The F.B.I (che ebbe molto successo e andò avanti per più di 200 episodi). Recitò in entrambe Bruce Dern, che in C’era una volta…a Hollywood interpreta George Spahn. Esistette davvero anche il programma di varietà in cui Rick Dalton va a ballare: si chiamava Hullabaloo, andò in onda nel 1965 e nel 1966 e tra gli altri ci andarono ospiti James Brown, Sammy Davis Jr. e i Rolling Stones. Nei primi minuti di film c’è un momento in cui Marvin Schwarzs (il personaggio di Al Pacino) dice a Rick Dalton che deve smetterla di recitare in certi programmi. Tra questi programmi cita anche Land of the Giants, cioè questo:

I film inventati
Oltre ai tantissimi veri film citati in modo esplicito, menzionati velocemente o mostrati nelle locandine in giro per la città, ci sono dei film finti, come quelli che Rick Dalton va a girare in Italia. Nei minuti che parlano e mostrano la parentesi italiana di Rick, vengono citati diversi registi. Tra i nomi che si sentono c’è anche quello di “Antonio Margheriti”, che è stato un vero regista italiano e il cui nome veniva usato dagli americani di Bastardi senza gloria quando si fingevano italiani.

Un altro regista menzionato è Sergio Corbucci, tra l’altro regista nel 1966 di Django. Si parla di lui come del «secondo miglior regista di spaghetti western al mondo», perché il primo è certamente Sergio Leone.

 

Personaggi reali
I due protagonisti, Rick Dalton e Cliff Booth, sono inventati (anche se in parte basati su personaggi reali). Molti altri personaggi sono reali e noti, come Steve McQueen e Bruce Lee. Ma ci sono anche personaggi reali meno noti: James Stacy, l’attore protagonista di Lancer; Wayne Maunder (interpretato da Luke Perry) e Sam Wanamaker (il regista di Lancer). Sono direttamente basati su persone reali anche George Spahn (le cose tra lui e i membri della Famiglia andarono più o meno come dice il film) e molti membri della famiglia Manson. Lynette “Squeaky” Fromme (quella che nella casa parla con Cliff, interpretata da Dakota Fanning) nel 1975 provò tra l’altro ad assassinare il presidente Gerald Ford. Uscì di prigione nel 2009, a 60 anni.

La questione Bruce Lee
Quando il film uscì negli Stati Uniti, cioè diverse settimane fa, si parlò molto del modo in cui veniva rappresentato il personaggio di Lee (criticato tra gli altri anche da sua figlia Shannon Lee). Il personaggio è interpretato da Mike Moh ed è presente nella scena ambientata sul set di The Green Hornet (un’altra serie realmente esistita), oltre che in una breve scena in cui lo si vede allenare Sharon Tate (altro evento reale). Le critiche muovono verso Tarantino accuse di razzismo e di mancanza di rispetto, ma c’è anche chi ha fatto notare che Tarantino prende in giro Lee come prende in giro tanti altri e che anzi lo rende un po’ più vero e umano rispetto all’immagine bidimensionale che molti ne conservano. Bisogna poi notare che la sconfitta di Lee serve ad anticipare la forza che Cliff dimostrerà di avere nello sconfiggere i membri della famiglia Manson. Inoltre, la scena tra Cliff e Booth è un flashback nella mente di Cliff: non è detto che sia un evento realmente accaduto e non è detto che sia andata proprio come lui se la ricorda.

I luoghi
C’era una volta…a Hollywood mostra molti luoghi reali di Hollywood. Alcuni non esistono più, come la villa al 10050 di Cielo Drive, che fu demolita negli anni Novanta; altri sono ben noti anche oggi, come il ristorante El Coyote, la Playboy Mansion o molti dei luoghi del Westwood Village visitato da Tate. Tra le varie location ce n’è una che è stata usata anche per A star is bornInoltre si vedono il New Beverly Cinema, il cui attuale proprietario è Tarantino, e c’è una scena che mostra il Cinerama Dome sul Sunset Boulevard: il Cinerama è un tipo di cinema che ormai non c’è più, ma che era molto ambizioso e ha una bella storia.

Charles Manson, cantante
Prima di diventare uno dei più famosi criminali della storia statunitense, Charles Manson aveva provato a fare il cantante e aveva anche inciso delle canzoni. Nella scena in cui alcune sue adepte della Famiglia Manson cercano cibo tra la spazzatura, alcune di loro cantano “I’ll Never Say Never To Always“: una delle canzoni di Manson. La canzone non fa parte della colonna sonora del film e Mary Ramos, la coordinatrice musicale del film, ha spiegato che prima di usarla si sono accertati che nessuno legato a Manson ci avrebbe guadagnato dei soldi.

La moglie di Cliff
A un certo punto viene suggerita la possibilità – e viene mostrata una scena – che lascia capire come potrebbe essere morta. Non c’è una risposta certa, ma si può dire che anche questa è a suo modo una citazione: nel 1981 l’attrice Nathalie Wood morì in circostanze molto sospette durante un giro in barca al largo dell’isola di Santa Catalina. Con lei c’erano il marito e l’attore Christopher Walken. Tornando alla moglie di Cliff, non c’è una risposta giusta: potete scegliere quella che preferite. Pitt ha detto che conosce la risposta ma non la dirà mai, e Tarantino ha spiegato che quel dettaglio biografico è stato messo perché serviva a mettere un po’ di ombra sulla figura di Pitt: altrimenti sarebbe stato davvero troppo poco credibile che uno così bello facesse il galoppino/stuntman di uno come Rick Dalton.

Due Charles Manson
Damon Herriman, l’attore che interpreta brevemente Charles Manson, ha detto che c’era anche un’altra scena con lui molto tarantiniana, che però è stata tagliata. Herriman era già stato un molto più anziano Charles Manson nella seconda stagione della serie tv Mindhunter, e ha raccontato di aver accettato l’incarico in Mindhunter solo dopo aver fatto il primo provino con Tarantino. Herriman ha anche aggiunto che ora gli farebbe piacere fare qualche ruolo leggero e allegro.

Il gruppo che ascolta Sharon Tate
Mentre Cliff sta riparando l’antenna della casa di Rick, Sharon Tate ascolta un disco dei Raiders (anche noti come Paul Revere & the Raiders)venendo presa in giro da Sebring per i suoi gusti musicali. La canzone fu prodotta da Terry Melcher: il produttore che abitava nella casa poi occupata da Tate e Polanski e che stroncò Manson dopo un provino. Anche Mark Lindsay, cantante dei Raiders, aveva abitato per un po’ al 10050 Cielo Drive e raccontò, dopo gli omicidi che si svolsero in quella casa, che una volta a una specie di evento organizzato proprio lì tra gli ospiti c’era Charles Manson.

Tre attrici
Una delle donne della Famiglia Manson è Maya Hawke: figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman che di recente potreste aver visto in Stranger Things (è Robin, la ragazza che lavora in gelateria). La bambina che recita nella serie tv Lancer (secondo alcuni un riferimento a Jodie Foster, che da bambina recitò nella serie western Gunsmoke) si chiama Julia Butters, ha 10 anni e ha parlato benissimo della sua esperienza. Ha detto che DiCaprio è stato molto gentile e Tarantino, con il quale è rimasta in contatto, molto disponibile. Butters non ha un ruolo facile, considerando che deve avere a che fare con DiCaprio mentre lui interpreta un attore un po’ scarso, ma se la cava benissimo e molti concordano sul fatto che sentiremo parlare di lei. L’attrice che interpreta Pussycat, quella a cui Cliff dà un passaggio, è Margaret Qualley, che potreste aver già visto in un famoso video di Kenzo diretto da Spike Jonze.

Lo stuntman di Pitt
Abbiamo detto che Cliff Booth è un personaggio di fantasia, ed è così. Ma ci sono molte cose in lui che ricordano un personaggio reale: Hal Needham, stuntman, controfigura e grande amico di Burt Reynolds (che tra l’altro avrebbe dovuto interpretare George Spahn ma morì prima delle riprese, venendo poi sostituito da Bruce Dern). Needham passò diversi anni nell’esercito, incontrò Reynolds sul set di una serie tv western in bianco e nero e poi i due passarono molti anni insieme, anche fuori dal lavoro. Esquire ha raccontato la sua notevole storia (e no, non uccise sua moglie).

Il titolo
È ovviamente un riferimento ai C’era una volta (“il West” e “in America“) di Sergio Leone. Prima di vedere il film, però, molti si sono chiesti perché diavolo un regista come Tarantino avesse scelto di mettere tre puntini di sospensione, come il più scarso dei titolisti. Un’ipotesi è che mentre i “c’era una volta” di Leone volevano spiegare da subito che i film raccontavano storie in contesti che ormai non esistevano più, il “c’era una volta” di Tarantino serva per raccontare una favola. Se nella realtà gli omicidi ordinati da Manson cambiarono Hollywood, nel film di Tarantino non è così: alla fine, bene o male, i protagonisti sono tutti felici e contenti. Se pensate al modo in cui il titolo del film compare a fine film, è evidente l’enfasi sul “c’era una volta”. A.O. Scott, critico di cinema del New York Times, ha addirittura scritto che Rick va visto come un cavaliere, Cliff come il suo fido scudiero e Sharon Tate come la principessa nel castello.

Bounty Law, prossimamente?
Tarantino ha detto di aver davvero scritto cinque episodi della serie tv Bounty Law, la serie western di fantasia in cui recita Rick Dalton. Ha detto che potrebbe anche pensare di dirigerla davvero, per Netflix o HBO, a patto che gliela facciano però girare su pellicola.

I titoli di coda
I fan dei film di Tarantino sanno che molti suoi film citano la finta catena di fast food Big Kahuna Burger e le finte sigarette Red Apple. Su un cartellone pubblicitario della Hollywood di C’era una volta…a Hollywood si vede una pubblicità dei Big Kahuna Burger e alla fine del film, durante i titoli di coda, c’è Rick Dalton che recita in una pubblicità delle Red Apple.

La fine finta
Visto che il finale è certamente sorprendente – seppur per certi versi simile a quello di Bastardi senza gloria – prima che il film uscisse si è molto parlato del rischio spoiler. Al punto che, come raccontato da The Verge, c’è stato un periodo in cui, per evitare gli spoiler, gli utenti della pagina inglese di Wikipedia si erano inventati un finto finale in cui i sicari della Famiglia Manson entravano in effetti in casa di Tate a Cielo Drive, solo che poi arrivavano Bruce Lee, Cliff e Rick, che insieme a Tate (che usava le arti marziali imparate grazie a Lee) sconfiggevano la Famiglia Manson (compreso in quel caso Charles Manson). Cliff però moriva.

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