Se la strada potesse parlare: il toccante ritorno di Berry Jerkins
Gennaio 24, 2019 3:55 pm
Anni’70, quartiere di Harlem, Manhattan. Uniti da sempre, la diciannovenne Tish e il fidanzato Alonzo, detto Fonny, sognano un futuro insieme. In Se La Strada Potesse Parlare i componenti di una famiglia di Harlem si sostengono reciprocamente in un clima di serena normalità, nonostante le difficoltà cui vanno incontro. Non c’è vergogna né senso di colpa, c’è solo amore e appoggio. Il film del Premio Oscar Barry Jenkins, nelle sale italiane dal 24 gennaio, ruota intorno a tre nuclei familiari: due già formati, i Rivers e gli Hunt, il terzo in divenire, ovvero quello che stanno per creare Tish e Fonny, con il bambino in arrivo. Ma sono due famiglie molto diverse. Joseph e Sharon Rivers, i genitori di Tish, insieme all’altra figlia, Ernestine, sono premurosi, amorevoli, allegri, uniti. Accolgono la notizia della nuova creatura dimostrando tutto il loro sostegno alla figlia, nonostante Fonny sia in carcere accusato ingiustamente. Gli Hunt, ad esclusione della figura paterna, dimostrano invece tutto il bigottismo e la chiusura verso quel nuovo avvenimento.
Il rapporto di Tish con i genitori
Il rapporto che Tish ha con suo padre Joseph è molto tenero. Lo vediamo che la conforta e la abbraccia. La famiglia le dice che non è una “cattiva ragazza” perché è incinta, e che non ha fatto niente di male. Non la fanno sentire in colpa, perché sanno che quel bambino è il frutto del loro amore. Il legame creato tra i due attori, Kiki Layne e Colman Domingo, è speciale e ha contribuito a una resa convincente sullo schermo, a un rapporto padre-figlia molto intenso.
La madre, interpretata da Regina King (premiata con il Golden Globe e il Critics’ Choice Award per la sua interpretazione), non cercherà di cambiare quella figlia che conosce così bene e che non vorrebbe diversa in nessun aspetto, capisce che il bimbo non potrà che essere amato dai due ragazzi e combatterà per il genero e la felicità della figlia.
Ernestine, la sorella maggiore, è severa, passionale, non ha peli sulla lingua: le sue battute riescono a sollevare il morale, ma quando sua sorella soffre, soffre anche lei. “Alza la testa, sorella”, le dirà, e questa sua frase, pronunciata in una scena molto intensa, condensa il punto di vista di tutta la famiglia Rivers.
Dall’esordio all’Academy
Dopo aver diretto alcuni cortometraggi, nel 2008 dirige il suo primo lungometraggio Medicine for Melancholy, un film a basso budget appartenente al movimento indipendente di cinema americano “mumblecore”, nato nel 2000. La pellicola ottiene diversi riconoscimenti, tra cui ben tre candidature agli Independent Spirit Awards 2009. Il favore della critica è certo un trait d’union tra i suoi lavori, ma non è l’unico: le ultime due pellicole del regista e sceneggiatore trentanovenne, nato e cresciuto a Miami, sono accomunate dal fatto che si basano su opere di grande qualità narrativa e stilistica: Moonlight era ispirato dalla piéce teatrale “In moonlight black boys look blue” di Tarell Alvin McCraney, mentre Se La Strada Potesse Parlare si basa su uno dei più bei romanzi di James Baldwin.
Il cast del film: una vera famiglia
Il regista Barry Jenkins parla con soddisfazione della “famiglia” che si è creata sul set durante la lavorazione. “Sul set, Teyonah, Regina e Colman (i Rivers) si sono stretti attorno a Kiki per proteggerla perché era il suo primo ruolo da protagonista e perché Tish è la piccola della famiglia Rivers. Non avevo mai affrontato il casting in questo modo. È una delle cose di cui sono più felice del film, aver assembrato un cast corale”.
Se La Strada Potesse Parlare è anche un film da vedere insieme ai propri cari, per ritrovarsi e aprirsi al confronto. Proprio come nelle migliori famiglie.
Le nomination agli Oscar 2019 di Se La Strada Potesse Parlare
La prima nomination ad essere annunciata è quella per la miglior attrice non protagonista a Regina King, già vincitrice del Golden Globe per la sua interpretazione del ruolo di Sharon Rivers, madre della protagonista Tish. Dopo Moonlight – ispirato a una pièce teatrale e premiato con l’Oscar – Barry Jenkins attinge alle pagine dell’omonimo romanzo di James Baldwin per la sceneggiatura di Se la Strada Potesse Parlare: per lui una nuova, meritatissima nomination. Infine, è la splendida musica che accompagna la storia di Tish e Fonny a guadagnarsi la candidatura alla 91esima edizione del più ambito dei premi cinematografici. A comporla è Nicholas Britell, che torna a collaborare con Barry Jenkins dopo Moonlight.
Fidati dell’Amore
Attraverso l’uso sapiente di primissimi piani, di una fotografia che accarezza lo sguardo dello spettatore con colori quasi del tutto autunnali, di una puntina che corre sul disco facendo scaturire vellutate note jazz e soul, Jenkins va ad approfondire i temi intellettuali ed emozionali cari al libro di Baldwin, sottolineando quanto l’animo umano possa resistere con tenacia ai mali della società attraverso l’Amore, il sentimento di cui bisogna sempre fidarsi per essere condotti sulla strada della felicità, l’unico che ha la capacità di trascendere ogni cosa.